Il lavoro a turni non segue il convenzionale periodo lavorativo diurno di 8 ore, bensì è caratterizzato da turni notturni, turni a rotazione oppure da ore di lavoro irregolari. Esso nasce dall'esigenza di garantire i servizi essenziali per l'intero arco delle 24 ore.
I soggetti che lavorano a turni presentano un maggiore rischio di alcune patologie, rispetto a coloro che lavorano le tipiche 8 ore diurne: obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, problemi digestivi, disordini del sonno, depressione e carenza di vitamina D (per la ridotta esposizione alla luce del sole).
Perché il lavoro a turni può causare questi effetti negativi per la salute? l lavoro a turni desincronizza i lavoratori rispetto ai ritmi generali della loro vita. Vengono coinvolti i fisiologici ritmi biologici del corpo, conosciuti anche come ritmi circadiani, che variano nelle 24 ore e sono diversi di giorno e di notte, alla mattina e alla sera (la temperatura del corpo, il metabolismo, l’attenzione e il livello di vigilanza) e i ritmi generali della famiglia e della società.
Spesso la maggior parte dei problemi di salute legati alla turnazione dell’orario di lavoro sono dovuti allo scorretto stile di vita in generale e alle irregolari abitudini alimentari comportamentali, qualitative e quantitative a causa della mancanza della routine dei pasti; inoltre durante il lavoro il tempo per il pasto non è mai la priorità e questo può comprometterne la velocità della masticazione e provocare problemi digestivi post-prandiali.
Il lavoro a turni può modificare la distribuzione dell’energia nel corso della giornata, infatti la maggior parte di questi lavoratori tende ad avere un comportamento alimentare non equilibrato, caratterizzato da frequenti spuntini e qualitativamente sbilanciati o da lunghi digiuni tra un pasto e l’altro, piuttosto che dei pasti completi, bilanciati e cadenzati. Questo squilibrio porta inevitabilmente ad una negativa alterazione del metabolismo basale con conseguente aumento dei livelli ematici di glucosio per un’inadeguata risposta all’insulina dopo un pasto, aumento del rischio di obesità e di diabete.
Inoltre, restringere le ore di sonno a causa del lavoro notturno, porta ad alterare il normale ciclo ormonale della Leptina (ormone della sazietà) che si riduce e della Grelina (ormone dell’appetito) che aumenta provocando il senso di fame durante le ore diurne.
A fronte di questa consapevole situazione lavorativa è possibile identificare delle linee guida generali rivolte ai lavoratori presi in causa, per promuovere lo stile di vita sano.
- Avere un ritmo dei pasti (colazione, pranzo, cena e due spuntini) il più possibile normale e rispettare l’orario consueto;
- Mangiare all’inizio e alla fine del turno. Ad esempio, chi lavora nel turno del pomeriggio dovrebbe assumere il pranzo prima di entrare, piuttosto che a metà del turno; lo stesso vale per chi fa il turno di notte e quindi deve consumare il pasto prima di iniziare il lavoro, alla solita ora di cena.
- Consumare ad ogni pasto sempre una dose di carboidrati, attraverso cereali o derivati, per garantire la giusta energia durante il turno lavorativo;
- Fare la colazione prima di andare a letto di giorno, dopo il turno notturno, per evitare che ci si possa risvegliare per la fame. Questa colazione deve essere leggera perché se troppo pesante può rendere difficoltoso prendere sonno e priva di sostanze eccitanti, come la caffeina, che rimangono nell’organismo diverse ore dopo l’assunzione e possono aumentare la vigilanza e interferire con il sonno;
- Evitare di mangiare, o almeno assumere una ridotta quantità di energia (frutta o yogurt o latte), nel periodo che va da mezzanotte alle sei del mattino;
- Bere regolarmente aiuta a prevenire la disidratazione che può aumentare la sensazione di fatica;
- Se i turnisti di notte sentono la necessità di caffeina durante il loro turno, devono assumerla all’inizio del turno per avere la garanzia che il suo effetto sia calato al momento di andare a dormire;
- È bene evitare di assumere alcool per riuscire ad addormentarsi.