Ciao,
Se stai leggendo questa storia significa che sei una combattente alla ricerca della luce, della tua luce, proprio come sono stata io.
Essendo arruolate nello stesso esercito, mi presento: sono Elena, ho 23 anni e ti scrivo in quanto sono giunta al termine, se così si può definire, del percorso psiconutrizionale dato dal mio DCA, dal mio mostro che mi ha assillato per ben 2 anni e mezzo.
La mia storia è iniziata nel Settembre 2019, quando dopo un anno di studio disperato e frequentazione della facoltà di Biologia, ho appreso la notizia che non avevo superato il test di medicina, obiettivo tanto temuto quanto desiderato: quello era il mio sogno in cui avevo creduto per anni, ed essendo sempre stata una studiosa volenterosa e con buoni risultati, non me lo aspettavo assolutamente.
Dunque, da questo muro, senza via di uscita, decisi di cambiare totalmente strada, iscrivendomi al corso di laurea di Infermieristica, ma questo mi mandava in tilt in quanto le lezioni iniziavano proprio al termine di quelle di medicina, quindi vedevo anche quelli che avevano frequentato Biologia insieme a me l’anno precedente ed erano riusciti nel loro obiettivo: per era un’ingiustizia inaccettabile.
Così decisi che volevo chiudere con le facoltà scientifiche di indirizzo sanitario, provando dopo giorni di pianti, urla e tanto dolore, a frequentare le lezioni di Giurisprudenza, ma proprio non mi piacevano, non riuscivo a fare l’avvocato, nonostante avessi sempre sognato di fare un lavoro che mi permettesse una vita agiata in quotidiano giacca e cravatta.
Da questa situazione di panico, tornai ad Infermieristica cercando di studiare e accontentarmi di quello che facevo, nonostante mi sminuissi ogni giorno e pensassi alla professione di medico chirurgo quale avevo sempre sognato.
Ma ora ti chiederai, cosa c’entra tutto questo con il DCA? Beh, quando iniziai il tirocinio, in post-pandemia, soffrivo a vedere ed interagire coi medici, perché non era giusto che non avessi un fidanzato, non mi piacessi fisicamente e non facessi neppure la scuola dei miei sogni.
Così l’unica cosa che potevo controllare in quel momento era la quantità di cibo da ingerire in modo tale da modificare le forme del mio corpo: da qui iniziai a saltare i pasti e cercando di non sentire la fame, nonostante i segnali di fame con conseguenti cefalee, apatia, amenorrea e svuotamento delle forme corporee: ero incentivata a continuare in questo nuovo “stile di vita” in quanto perdevo peso, e pertanto dimagrendo mi apprezzavo di più, facendomi a mia volta apprezzare nelle nuove conoscenze maschili, ostentavo di più!
Ma, mia mamma si accorse che qualcosa non andava così mi portò da un nutrizionista e contemporaneamente da uno psicologo, tuttavia, erano le persone sbagliate, perché io cercavo di ridurre al minimo gli introiti alimentari incentivata dallo stazionamento del peso, talvolta ridotto, ad ogni pesata mensile in occasione della visita di controllo ed aumentavo sempre di più i giorni e le ore in palestra, trascurando anche la vita universitaria fino a non dare più esami per mesi, continuando a rimandare e sminuendone l’importanza in confronto all’obiettivo del peso corporeo.
Per incentivare ancora di più la perdita di peso, iniziai a sentirmi gonfia ad ogni assunzione zuccherina, fino a privarmene totalmente senza commenti in pubblico perché tutti sapevano che se avessi mangiato un dolce mi sarei sentita male a livello digestivo e così potevo controllare e calcolare tramite app tutto quello che mangiavo, eliminando zuccheri e grassi, con conseguente prolungamento del periodo di amenorrea.
Ma una volta che mia mamma si rese conto che le mie condizioni psicofisiche stavano peggiorando, decise di mandarmi in un centro per disturbi alimentari.
Questi soggetti non presero il mio caso seriamente e così io non avevo alcuna fiducia nel loro operato e cercavo di continuare il mio nuovo “stile di vita” con soddisfazione ed obiettivi sempre maggiori sino al momento in cui venni ricoverata in ospedale per gonfiore addominale dato da stipsi e bradicardia (30bpm\min).
A questo punto, il mio medico di base (che ringrazierò per tutta la vita) mi disse che non potevo continuare così e che avrei dovuto iniziare un percorso psichiatrico così da risolvere questa situazione e sconfiggere quel nemico che aveva insediato il mio cervello.
All’inizio mi arrabbiai e dissi che non ero pazza e che non avevo bisogna di una tale figura medica, ma poi persuasa da mia mamma e da mia sorella decisi di andare in visita.
Mi fu diagnostica la patologia di anoressia nervosa, senza manifestazione di sottopeso ma con una massa grassa al limite minimo possibile!
Da qui, iniziai il percorso psicologico con Elisa e nutrizionale con Erica, nell’Agosto 2021, con tantissimi alti e bassi, con la mia voglia di mollare e con la mia ostilità guidata dal nemico, che mi diceva che non stavo facendo la cosa giusta, ma anzi che mi stavo rovinando in quanto sarei tornata ad essere la brutta grassona di prima.
Questo mi portò ad innumerevoli abbuffate dato dalla diminuzione al minimo dell’introito calorico accompagnato all’aumento del senso di fame, fino ad oggi, esattamente un anno dopo, in cui mi sento bene, mi sono laureata con 110L in infermieristica, lavoro che mi piace e che ad oggi sento come la MIA professione e sicura di me, in un corpo che mi consente di stare bene e di condurre la mia vera vita, in società con i miei amici, in palestra nella giusta quantità e qualità e soprattutto in pace con me stessa, senza vergognarmi di un biscotto in più rispetto agli altri!
Grazie all’equipe di dottori che mi ha seguito sono diventata la ragazza sicura e soddisfatta che sono oggi, nonostante, abbia avuto una patologia che lascia una cicatrice visibile per tutta la vita e che in certi momenti vorrebbe riprendere il sopravvento, ma che anche in quei momenti dobbiamo tenere duro, ragionare che non ne vale la pena e che la pizza speck e mascarpone è buona e non deve essere un premio ma solo nutrimento come qualsiasi altra sostanza alimentare.
La vita è una, vivila secondo la vera persona che sei e non secondo i mostri che assediano la tua mente, perché siamo noi a comandare e siamo noi che li possiamo sconfiggere soltanto credendoci!