L’intuitive Eating (IE), in italiano Alimentazione Intuitiva, è quel modo di vivere il corpo, il cibo, il movimento e la salute senza essere condizionati dalla cultura della dieta e dai bias grassofobici.
Ma cosa è la cultura della dieta?
Insieme di credenze sul cibo, peso e la salute che creano una serie di comportamenti disfunzionali con il cibo e attribuiscono ad esso un valore morale.
L’IE è uno strumento scientifico all’interno del paradigma HAES (“Health at Every Size”) che ha l’obiettivo di promuovere il benessere indipendentemente dal peso. Il percorso di IE si sviluppa in 10 punti ed è adatto a tutte le persone che hanno una buona consapevolezza interocettiva e risorse ambientali adeguate. L’IE si inserisce nella cornice degli approcci inclusivi e non prescrittivi sul peso e sull’alimentazione; non prevede obbedienza da parte della persona ma la relazione terapeutica è bilanciata.
Uno dei concetti predominanti dell’IE è che la la salute non dipende solo dall’alimentazione; mentre gli approcci classici prescrittivi considerano gli alimenti un potente farmaco tralasciando altri determinanti della salute, per l’IE la salute è in realtà uno spettro ampio composto da infinite variabili, non solo dall’alimentazione.
L’Intuitive Eating è un viaggio di esplorazione personale in ambito alimentare con soste e tempistiche diverse che variano da percorso a percorso. Tutte le persone nascono in grado di mangiare intuitivamente ma intervengono fattori che interferiscono sull’ascolto e sulla fiducia; in questo scenario l’IE è un processo di decostruzione, ascolto e ricostruzione di un rapporto libero con il cibo rimuovendo le interferenze della cultura della dieta.
I 10 principi dell’IE:
PRINCIPIO UNO – RIFIUTA LA CULTURA DELLA DIETA
Oserei dire che questo è il principio più difficile da comprendere, da condividere, da interiorizzare e da attuare nella società in cui viviamo ma è indispensabile per diventare un vero mangiatore intuitivo.
Immagino che la maggior parte delle persone che mi segue sappia cosa sia la cultura della dieta; per coloro che hanno iniziato a seguirmi da poco faccio una breve spiegazione, perché per comprendere questo principio c’è bisogno di conoscere l'altra faccia della medaglia ovvero la diet culture.
La cultura della dieta è l’insieme di credenze sul cibo, sulla salute, sul peso e sul corpo originate dall’esaltazione della magrezza; la cultura della dieta pubblicizza comportamenti e pensieri disfunzionali nei confronti del cibo, del peso e del corpo. La dieta viene vista come la soluzione ad un disagio verso il peso, verso il corpo e come unico mezzo per ottenere salute. Questa visione alterata della realtà, dello stato dei fatti, comporta l’attuazione di regole alimentari, comportamenti compensatori, dà valore molare al cibo, costruisce il valore della persona unicamente sulla forza di volontà di perdere peso e seguire questi comportamenti. La verità è che, sebbene le diete vengano spacciate come l’unica alternativa risolutiva, non funzionano. Meno del 20% delle persone che completano un percorso di dimagrimento e/o gestione del peso mantengono il peso perso a un anno dalla conclusione del percorso e la percentuale diminuisce il secondo anno. Perché? Perché il seguire questo tipo di alimentazione (dieta dimagrante) implica un controllo serrato di cosa e quanto mangiare, restringe le possibilità di varietà e libertà di assecondare i segnali di fame, sazietà e piacere di mangiare, condizioni non mantenibili a lungo termine. Inoltre sono rigidamente focalizzate sul peso perso dando valore al numero sulla bilancia; il successo dipende dai chili persi e dal costo esasperato di raggiungere un peso non naturale e non sostenibile a lungo termine, dando il via ad una nuova diversa dieta.
Condividere il 1° principio significa quindi essere consapevoli che a non funzionare non siete voi, non siete voi che non sapete seguire una dieta ma è la dieta il problema, è la dieta che non è sostenibile. Le diete non funzionano. Punto.
Al contrario l’IE si inserisce nella cornice degli approcci inclusivi per cui è un approccio non prescrittivo, non prevede obbedienza ma è un approccio in cui la relazione terapeutica è bilanciata, non è un metodo prescrittivo/impositivo, non è focalizzato sulla perdita di peso.
Chi decide di intraprendere un percorso di IE è nauseato dalla cultura della dieta, è stanco di stare dieta, vuole ritrovare il mangiare in modo spensierato e intuitivo.
PRINCIPIO DUE – RISPETTA LA FAME
Il secondo principio dell’alimentazione intuitiva è “rispetta la tua fame”. Per chi è un mangiatore intuitivo questo principio può sembrare superficiale (ovvio che bisogna mangiare quando si sente la fame) ma per chi è sottoposto alle regole della cultura della dieta e ha seguito per molto tempo diete, il soddisfacimento di questo bisogno può essere profondamente condizionato da molte interferenze.
La fame è un segnale corporeo che annuncia un bisogno, come la spia della benzina della macchina si accende quando essa finisce, la fame si attiva quando le energie del nostro corpo sono carenti; la fame è regolata da innumerevoli meccanismi endocrinologici, neurologici, meccanici e non è un segnale on/off ma si manifesta gradualmente attraverso vari segnali lungo tutto il corpo. Il soddisfacimento della fame si realizza attraverso un processo, dal riconoscimento del segnale alla risposta di mangiare. Durante questo processo possono esserci innumerevoli interferenze dettate dalla cultura della dieta o di altri tipi di meccanismi che ostacolano il processo di risposta.
PRINCIPIO TRE – PERMESSO INCONDIZIONATO DI MANGIARE/FAI PACE CON IL CIBO
L’obiettivo di questo principio è quello di eliminare la restrizione dietetica cognitiva ovvero il tentativo (che in certi casi si trasforma anche in dato di fatto) di restringere l’alimentazione eliminando certi alimenti dalla propria dieta (senso greco del termine). Ormai lo sappiamo bene che la privazione porta alla perdita di controllo sul cibo; ad esempio eliminare un certo alimento dall'alimentazione innesca pensieri ossessivi su di esso con la conseguente abbuffata. Fare pace con il cibo significa considerare i cibi come fonte di nutrimento per il corpo e la mente senza alcun significato morale.
Il percorso di Intuitive Eating accompagna la persona nell’esplorazione di questo meccanismo restrittivo con lo scopo di raggiungere la libertà di mangiare incondizionatamente.
PRINCIPIO QUATTRO – SFIDA IL GIUDICE INTERNO
Questo principio poco si discosta dal precedente; si focalizza in particolare sul riconosce le false credenze sul cibo che generalmente si manifestano come regole che la persona deve seguire il più possibile. Immaginate un giudice interno che vi giudica su come mangiate. Le regole sono un altro modo con il quale si manifesta la restrizione dietetica cognitiva che vi spiegavo nel principio precedente.
PRINCIPIO CINQUE – ESPLORA LA TUA SAZIETÀ
La sazietà, come la fame, si esplicita attraverso un processo che parte dal riconoscimento dei segnali, per passare dall’ascolto dei segnali, dalla fiducia verso il proprio corpo fino alla risposta vera e propria cioè smettere di mangiare. La sazietà come la fame non è un segnale on-off ma si manifesta attraverso varie sfumature più o meno piacevoli.
Anche la sazietà come la fame può essere compromessa da interferenze dettate da:
- cultura della dieta, ad esempio quando ci viene imposto, dall’esterno o da noi stessi, di mangiare solo certe quantità nonostante non ci sentiamo sazi;
- interferenze di altro genere come stato emotivo, tempo, ambiente ecc.
Il percorso di intuitive eating serve a connettersi con i propri segnali di sazietà, identificare le interferenze e trovare strategie per asseconda questo bisogno nel modo più incondizionato possibile.
PRINCIPIO SEI – IL PIACERE DI MANGIARE
Tra i bisogni legati al cibo, oltre a rispettare la fame e la sazietà, prende posto anche il rispetto verso il piacere di mangiare. Si, proprio così, mangiare per piacere fa parte di questi 10 principi verso una modalità intuitiva di mangiare. Mangiare per piacere è altrettanto importante di mangiare per nutrimento; mangiare per piacere, anche se non fi ha fisicamente fame, è legittimo!
La cultura della dieta ci instilla il pensiero che sia sbagliato mangiare per piacere, che il piacere debba essere meritato, che mangiare per piacere sia sbagliato (sgarro), che mangiare per piacere non sia sano...ve ne vengono in mente altre? Chissà da dove proviene questa direzione di pensiero...che sia tutta colpa di Eva?
La nostra salute dipende da tantissime variabili, anche dal benessere psicologico...difficile essere felici senza provare piacere, anche nel cibo!
Quindi soddisfare il bisogno di sentirci appagati con il cibo è evolutivamente normale!
Ci sono casi in cui la connessione tra cibo e piacere può essere problematica? Potrebbe.
PRINCIPIO SETTE – NORMALIZZARE IL LEGAME TRA CIBO ED EMOZIONI
Cibo ed emozioni sono naturalmente collegati! È un legame articolato e complesso. Il cibo è un’ottima soluzione per regolare le emozioni e, ad eccezioni di alcune situazioni, non è un problema!
Quando si può parlare di mangiare emotivo o emotional eating? Quando il cibo è usato per regolare il volume delle emozioni. Può succedere che il corpo non abbia bisogno di energia e nutrienti ma sentiate la necessità di modulare una certa emozione mangiando qualcosa; questa sensazione pertanto non può essere chiamata fame; mangiare è funzionale per gestire un malessere, il cibo diventa uno strumento di modulazione emotiva. Esistono casi in cui il mangiare emotivo può diventare un problema? Si. Se mangiare è l’unica soluzione che conoscete e che mettete in atto per modulare questa emozione o se fate fatica a riconoscere l’emozione e a starci dentro…
La situazione si complica se l’emozione negativa è invece generata dal cibo: ad esempio se dopo aver mangiato qualcosa sentite un'emozione spiacevole. In questo ultimo caso la causa e la conseguenza si sono invertite. Qui ci mette lo zampino, ancora una volta, la cultura della dieta che attraverso regole e giudizi provoca emozioni negative quando la persona infrange queste regole, mangia qualcosa di proibito o mangia per regolare le emozioni.
PRINCIPIO OTTO – RISPETTA IL TUO CORPO
Molte persone riferiscono di essere preoccupate verso il proprio corpo; questa preoccupazione può essere condizionata dalla società in cui viviamo, che mette costantemente sotto inquisizione la forma del corpo, oppure può essere condizionata da vissuti personali. Qualsiasi sia l’origine del disagio, la preoccupazione verso il proprio corpo può innescare pensieri e comportamenti disfunzionali e la marginalizzazione di alcune aree della vita che a loro volta automantengono il circolo.
In moltissimi casi la dieta viene vista come la risoluzione di questo disagio, come la via di uscita da questo circuito; la verità è che la risoluzione non sta nella perdita del peso, che non è necessariamente associata al miglioramento dell’immagine di se, ma all’esplorazione dei meccanismi disfunzionali che automantengono il disagio verso il corpo e alla loro disattivazione imparando a trattare il corpo con rispetto senza essere condizionati dalla cultura grassofobica.
PRINCIPIO NOVE – IL MOVIMENTO
Il movimento fa bene, è risaputo, indipendentemente dal peso: fa bene al corpo (apparato cardiocircolatorio, tessuto osseo…) fa bene alla mente (svago, senso di libertà mentale, socializzazione se viene fatto in gruppo…).
Il movimento non è solo sinonimo di sport ma comprende anche le attività quotidiane che necessitino del movimento del corpo per essere compiute.
Il movimento però, nella società odierna della cultura della dieta, viene troppo spesso utilizzato con l’unico scopo di dimagrire e cercare di modificare le forme del corpo, diventando un dovere morale piuttosto che un mezzo di piacere.
Il percorso di intuitive eating aiuta a conoscere il movimento come fattore di protezione personale, a conoscere gli ostacoli personali e sistemici ad una vita attiva, a disconnettersi dal concetto di movimento inteso dalla cultura della dieta, ad imparare ad integrare il movimento nella vita quotidiana senza alcun giudizio e regola, ad imparare a sostituire liberamente il movimento con altre attività piacevoli e vantaggiose, a mettersi in contatto con i segnali psico-fisici del fare o non fare movimento.
PRINCIPIO DIECI – EDUCAZIONE ALIMENTARE POSITIVA
Oltre al termine “educazione alimentare” le autrici hanno aggiunto “positiva” che fa la vera differenza. L’educazione alimentare positiva comunica un'alimentazione che sia di benessere in relazione ai valori della persona, fornisce gli strumenti per fare scelte autodeterminate, si basa sulle evidenze scientifiche non condizionate dalla cultura della dieta in modo inclusivo e non focalizzato sul peso, tenendo ben presente che lo stato di salute di ogni persona non è determinato solo ed esclusivamente da ciò che mangia.